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Streghe in Sicilia

La tortura

Quando parliamo di tortura in campo di inquisizione, ci riferiamo a quella che gli studiosi definiscono "tortura giudiziaria", cioè differente da quella retributiva e punitiva. La tortura giudiziaria, in quanto utilizzata per estorcere confessioni da testimoni o accusati, ha precedenti nell'antichità e nell'alto medioevo, molti schiavi, infatti, venivano torturati durante i processi. A causa di questi precedenti, l'uso della tortura va considerato un recupero piuttosto che un'innovazione. Il primo caso di tortura risale al 1228, e nel 1252 la Chiesa, che per prima aveva adottato il sistema inquisitorio, seguì l'esempio dei tribunali secolari consentendo l'uso della tortura.

Fu Innocenzo IV ad autorizzare l'uso della tortura nei casi d'eresia gettando le premesse per la sua applicazione nei processi alle streghe. L'uso della tortura si fonda sul presupposto che, quando una persona è sottoposta al dolore fisico durante un interrogatorio, confesserà la verità. In molti casi, però, la tortura si è rivelata un mezzo artificioso poiché le confessioni non erano veritiere. In tre casi particolari, soprattutto, la falsificazione è massima: quando la persona sottoposta alla tortura è veramente innocente; quando i particolari della confessione gli sono suggeriti sottoforma di domande; quando la tortura è eccessiva. La prova storica più evidente è la stessa caccia alle streghe, in cui migliaia d'innocenti, sotto aberraanti torture, confessarono crimini mai commessi. Chi si occupava di architettare i sistemi di tortura, sapeva bene dei limiti di queso metodo, infatti, proprio per questo, prima della metà del XIII sec. la Chiesa aveva proibito l'uso di questo metodo. Quando fu reintrodotto il sistema della tortura, un gruppo di autorità in campo di diritto formulò un complesso insieme di norme che avrebbero dovuto disciplinarne l'applicazione, riducendo al minimo la possibilità che una persona innocente potesse fornire confessioni artificiose. Queste norme erano soggette a variazioni in relazione ai luoghi o al tempo. Per motivi sia umani sia giuridici, l'uso della tortura non doveva comportare la morte della vittima, perciò, molti tribunali architettarono forme di tortura dedicate agli arti del corpo, come per esempio lo strappado che consisteva nel sollevare in alto la vittima legata con le mani dietro la schiena. Una versione estrema era lo squassamento che consisteva nello strappado, ma con la variante che la vittima aveva legato ai piedi un peso variabile fra le 40 e le 660 libbre. Altri strumenti erano la ruota e la scala. Altri strumenti quali ganasce, pinze o torchi, avevano il "pregio" di consentire un dosaggio del dolore e potevano essere rimosse immediatamente non appena fosse disponibile la confessione. Ricordiamo che molte norme, quali la proibizione del giiudice di suggerire le risposte che l'interrogante si attendeva, o il fatto che la deposizione doveva essere ripetuta dalla vittima al di fuori della camera di tortura entro le 24 ore dalla confessione, se fossero state rispettate, avrebbero risparmiato la vita di molte migliaia d'innocenti. Nei fatti quelle regole furono vanificate poiché la stregoneria era ritenuta un crimen exceptum, un crimine eccezionale. L'ossessione europea per le streghe non avrebbe mai prodotto le sue innumerevoli vittime se le norme fossero state rigorosamente rispettate. Ma questo non accadde. Un'altra omissione nelle norme riguarda la ripetizione della tortura. Quando una strega, ritrattava la confessione, un giudice poteva decidere di farla torturare una seconda o una terza volta, in violazione con tale norma. In realtà questa non doveva essere ripetuta, ma in effetti in alcuni casi si arrivò a ripeterla 56 volte sulla stessa sciagurata vittima, per altro incinta (e per questo non possibile di tortura a priori). Così come la durata venne estesa, anche la crudeltà non ebbe più limiti e in molte giurisdizioni, le torture più raccapriccianti furono dedicate alle streghe. Leggiamo nei verbali del processo ad Anna Spülerin di Ringingen che "le furono strappati gli arti inferiori e superiori e perse anche l'udito e la vista". Ad un mago sospettato di tradimento al re furono fracassate le ossa delle gambe. Altre vittime erano costrette a ingurgitare enormi quantità d'acqua, ad altre venivano cavati gli occhi, mozzate le orecchie o stritolati gli organi genitali. Queste torture alle streghe erano particolarmente violente perché molti giudici temevano che le streghe potessero resistere al dolore utilizzando la magia. Uno degli antidoti più efficaci contro le streghe, ma che non causava gravi mutilazioni al corpo, era il tormentum insomniae, che consisteva nel tenere sveglia la vittima per 40 o più ore.L'uso della tortura, specie di quella indiscriminata, non solo risolse il problema dell'insufficienza di prove, ma rese anche possibile la condanna di chiunque fosse solamente sospettato di stregoneria. Ricordiamo che quando l'uso della tortura fu abolito, i casi di condanna scesero al 50 per cento.

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