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Quattro Quartieri

Canali

Il quartiere dei Canali occupa la zona sud-occidentale della città di Piazza Armerina ed è così denominato per la presenza di una fonte monumentale in pietra arenaria dalle cui quattro cannelle, che fuoriescono da altrettanti mascheroni, sgorga una limpida e fresca acqua sorgiva che ha dissetato, da sempre, decine di generazioni di cittadini. L’acqua sgorga perenne sempre alla stessa temperatura (ca. 15C°) per cui si apprezza in inverno come tiepida e in estate come fresca. Essa va ad alimentare un antico lavatoio pubblico, ormai in disuso, e successivamente si getta nel torrente Riana, affluente del fiume Gela.

La fonte ha rappresentato per gli abitanti del quartiere il simbolo dell’identità e dell’appartenenza ed è stata difesa, anche con moti di piazza, tutte le volte che le autorità hanno pensato di imbrigliare le acque nella rete pubblica, ravvisando uno spreco nel fatto che l’acqua (oltre due litri al secondo) si riversa a valle verso gli orti con un utilizzo minimo. Ma gli abitanti del quartiere si sono sempre opposti a un progetto di regimentazione poiché, tutte le volte che si è verificata una crisi idrica, la fonte ha potuto soddisfare pienamente le necessità di tutta la popolazione piazzese.
Il quartiere dei Canali, sorto extra moenia intorno al 1398, era abitato quasi esclusivamente da Ebrei, dunque rappresentava la loro giudecca pur non escludendo che vi abitassero anche Cristiani. Gli Ebrei, come nel resto della Sicilia erano considerati servi della Regia Camera e dunque, pagando una gabella, erano liberi di vivere pacificamente. Avevano il loro magistrato, la propria scuola, il macello, la sinagoga, ma il giudice massimo era un cristiano, detto difensore dei Giudei. La sinagoga era ubicata a poche decine di metri dalla fonte e precisamente in quella che successivamente fu trasformata in Chiesa di S. Lucia.
Gli Ebrei piazzesi, prima dell’editto di Ferdinando il Cattolico del 1492, pagavano una gabella (la gesia) di tre onze alla città demaniale di Piazza, quattro a Enna e venti a Messina. In un documento del 1408 di Re Martino venne ordinato ai giudei piazzesi di fornire ogni tre anni una bandiera reale al Castello aragonese; in un altro documento dell’infante Giovanni del 1415 veniva richiesto un contributo di 20 onze per i lavori di fortificazione delle isole di Malta e Gozo. Si ha notizia che nel 1455 il Presidente del regno Simone da Bologna, arcivescovo di Palermo, fa svolgere indagini su 40 ebrei piazzesi che presumibilmente avevano effettuato degli illeciti. Il loro quartiere doveva essere abbastanza popolato se ben 40 suoi abitanti erano indagati per reati politici. La gesia nel 1464 era salita a ben otto onze, 15 tarì e sette grani e questo fatto fa supporre un incremento della popolazione ebraica a Piazza. Nel 1481 invece pare che gli abitanti del quartiere siano diminuiti per cui la gabella scendeva a due onze e 27 tarì.
Nel fatidico anno 1492 il re Ferdinando d’Aragona decretò l’espulsione di tutti gli ebrei dal regno di Spagna e, in Sicilia, il provvedimento ne raggiunse ben 100.000. Ad essi furono confiscati tutti i beni, permettendo successivamente la revoca del provvedimento se si fossero convertiti al cattolicesimo. Nel regno di Spagna gli ebrei convertiti furono detti marrani.
Dopo l’espulsione degli ebrei piazzesi la cifra, ricavata dal Regno con la confisca e la vendita dei loro beni, ammontava ad oltre 500 onze.
Attualmente il Quartiere dei Canali coincide, dal punto di vista religioso, con la parrocchia cattolica di S. Maria d’Itria. Vi sono ubicate inoltre le chiese di S. Lucia, di S. Barbara e di S. Maria delle Grazie con l’annesso convento dei Cappuccini, adibito a Casa di riposo per anziani. Alla sommità del versante orientale, all’interno del campo sportivo, rimangono le rovine della chiesa di S. Ippolito (detta un tempo di S. Maria del terremoto), in fase di restauro. (Sebi Arena)

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