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La Piramide di Pietraperzia

Il 19 Aprile 2002 è morto Thor Heyerdahl. Il suo nome è legato a grandi imprese da lui effettuate soprattutto navigando per gli oceani ed elaborando teorie suggestive e cercando di dimostrarle. Per dimostrare la teoria di un contatto tra il Sudamerica e la Polinesia questo ardito norvegese partì da Callao, in Perù, a bordo di una zattera come una divinità del Panteon Inca. Nel 1969 un equipaggio internazionale da lui diretto viaggiò su una barca fatta di papiro dalle coste nordafricane fino al Sudamerica. Egli era convinto che le civiltà antiche solo apparentemente erano separate da grandi distanze.

 Un giorno dello scorso anno Thor Heyerdahl fu interessato al sito di Cirummeddi e fu invitato da un appassionato di Pietraperzia (l'architetto Paolo Sillitto) a visitare la Piramide. Noi l'abbiamo visitata il 17 Marzo 2002 con il Gruppo Archeologico di Piazza Armerina e, incuriositi da un certo sottile fascino, ne abbiamo ammirato la sua misteriosa bellezza. Per Heyerdahl essa era un'antica sede del culto del sole e paragonabile ad una ziggurath mesopotamica. 

Nell'altopiano di Cirummeddi abbiamo notato una serie di acrocori naturali tra cui quello della piramide. Essa consta di un insieme di strutture megalitiche di probabile età neolitica, su cui sono inserite costruzioni successive fino al basso medioevo. L'aspetto è collinare e piramidale di altezza di circa 12 metri. La base della struttura, lunga 55 metri e larga 30,appare composta da tre ordini di gradoni mozzati verticalmente da quattro scalette intagliate attraverso cui si accede alle terrazze soprastanti, le quali sono comunque collegate da rampe a piani inclinati. Le scalette sono state osservate con l'ausilio di una bussola (1) e corrispondono ai quattro punti cardinali. Il monumento si presenta con due idee costruttive dalla forte connotazione simbolica: quella del cerchio (la sua circonferenza) e quella del quadrato (la pianta costruttiva dei piani superiori in esso innestata) (2).

Sulla sommità si trovano due costruzioni intagliate nella roccia calcarea che assomigliano ad altari in cui è inserito un sedile rituale che ci ricorda quello di Contrada Balati visitato nella mattinata. L'aspetto del monumento potrebbe indurre facilmente a credere ad un luogo di antico culto solare, tuttavia la prudenza (nonostante l'autorevolezza della teoria di Thor Heyerdahl) ci induce a non azzardare audacie interpretative. L'archeologo Emanuele Anati (3) ha studiato il sito di Pietraperzia ed ha affermato che l'area è stata colonizzata a partire dal neolitico. Va ricordato però che, nel maggio del 2000 (4) fu da noi interpellato sull'argomento l'archeologo Sebastiano Tusa, il quale era interessato ai rapporti tra morfologia e orientamento nelle architetture rurali siciliane dal IV al II millennio a.C., ma non ricavammo alcun consenso all'idea che il manufatto di Pietraperzia fosse più antico dell'epoca medievale. Per parte nostra va riferito che in una zona della piramide è presente muratura megalitica e che alla base dell'acrocoro attiguo è disseminata una notevole quantità di selce come scarto di industria litica. Tutt'intorno sono stati visti frammenti fittili che vanno dall'epoca classica fino a quella medievale.

Si ha notizia che è stata creata una collaborazione con l'Unione Europea e una partnership con studiosi di Tenerife per poter effettuare uno studio approfondito su tutta l'area. Inoltre uno studio stratigrafico verrà effettuato sotto la supervisione del Prof. E. Anati con l'ausilio di un pallone aerostatico per effettuare rilevazioni aeree su una più vasta area circostante. L'obiettivo è, data la presenza di numerose necropoli nelle vicinanze, la ricerca di un villaggio correlato al sito. E se il villaggio fosse la stessa piramide?

L'orientamento delle scale d'accesso non corrisponde, per la verità, esattamente ai punti cardinali, ma ne differisce per soli due gradi. Tale differenza forse rende conto del fatto che l'asse terrestre all'epoca della costruzione era leggermente spostato.
Anticamente il cerchio simboleggiava il tempo o l'immutabilità celeste; combinato col quadrato dava l'idea del cambiamento di ordine o di livello e dunque simboleggiava la terra.

Uno dei maggiori studiosi di arte rupestre preistorica. Ha fondato a Brescia in Valcamonica il Centro Camuno di studi preistorici, celebre in tutto il mondo. Suoi articoli si possono leggere sul sito www.artepreistorica.it.
In occasione della conferenza "La Sicilia e il Mediterraneo" tenuta da S. Tusa il 30 maggio 2000 a Piazza Armerina ed organizzata dal G.A. "Ibla Erea". Il Gruppo pubblicò il saggio di S. Tusa "Sole, astri e preistoria in Sicilia" tra cui Vicente Valensia Alfonso di Tenerife che ha già lavorato con l'Univ. del Maine nel sito spagnolo di Güimarr.

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